I piatti poveri e il futuro dell’alimentazione

i piatti poveri, buoni per noi e per l'ambiente

Panzanella, pasta e fagioli, polenta, pappa al pomodoro: ancora adesso li indichiamo come piatti poveri. Ma ci potremmo chiedere... poveri per chi?

I piatti poveri nella cucina italiana

Un minimo comune denominatore dei piatti poveri è che sono preparati con ingredienti economici, specialmente se consideriamo che un tempo cibi come la carne o il burro rappresentavano un lusso. Gli ingredienti della cucina povera erano piuttosto i legumi, il pane, gli ortaggi di stagione: magari presi dall’orto o dal mercato sotto casa.
I piatti poveri erano quelli della mensa quotidiana, “di magro”, che rappresentavano la norma rispetto agli eccessi gastronomici dei giorni di festa.

Li chiamiamo piatti poveri perché spesso se ne trova traccia nei ricettari delle bisnonne e delle osterie, più che nei manuali di alta cucina. Non richiedono preparazioni elaborate, ma al massimo lunghi tempi di cottura; cosa che non era certo un problema in un’epoca in cui le massaie trascorrevano gran parte della giornata a casa, fra bambini e faccende.

Piatti poveri, infine, perché erano preparati riciclando gli avanzi e gli scarti. Per esempio, il pescato di pezzatura troppo piccola per essere destinato al mercato, oppure cibo letteralmente raccolto da terra, come le castagne del bosco o le vongole portate a riva dalla mareggiata.

Piatti antichi, problemi moderni

Il valore dei “piatti poveri” va però oltre l’aspetto romantico o la nostalgia per la cucina della nonna.
Viviamo in un tempo in cui la sostenibilità è diventata centrale per l’industria agroalimentare: è necessario che quello che mangiamo sia prodotto senza danneggiare l’equilibrio ambientale, senza sfruttare il lavoro delle persone che lo producono, senza sprecare acqua e suolo e riducendo le emissioni di gas serra. 

La riduzione dello spreco alimentare è un fronte su cui possiamo agire quotidianamente, facendo la spesa in modo più consapevole e riscoprendo ricette che eliminano il più possibile gli scarti e valorizzano gli avanzi.

Senza contare che la semplicità è uno degli aspetti caratterizzanti di tutta la cucina italiana, che privilegia l’uso di pochi ingredienti di stagione, come era abitudine prima che il frigorifero e i piatti pronti rivoluzionassero l’industria alimentare; complice un amore per le materie prime che si mescola a quello per il territorio che le ha originate.

...ecco allora diventare più che mai attuali i piatti che valorizzano ingredienti ottenuti consumando poche risorse, eliminando lo spreco e puntando al consumo di materie prime prodotte localmente.
I piatti poveri, nati da necessità e creatività come tutta la cucina mediterranea, da piatti delle nonne sono diventati la cucina del futuro. 

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