Memorie in barattolo

L'evoluzione del packaging delle passate di pomodoro

La maturazione del pomodoro, in campagna, avviene nel pieno dell’estate, quando scaldati dal sole i frutti raggiungono la perfetta concentrazione di succhi e di gusto. Ma la finestra di tempo ottimale per trasformare i pomodori freschi in polpa, passata e infine sugo di pomodoro, è piuttosto ristretta. I pomodori da sugo maturi hanno una buccia sottile e una polpa zuccherina molto succosa, che deperisce rapidamente dopo che il frutto è stato raccolto.

Le soluzioni più antiche per conservare i pomodori oltre la loro stagione erano quelle offerte dal sole: l’essiccazione dei frutti interi oppure la preparazione dell’estratto, disidratando la polpa filtrata fino a ottenere una crema densa. Gli stessi metodi con cui ancora oggi si prepara ‘u strattu della tradizione siciliana.

Con questi metodi il pomodoro era disponibile anche nel pieno dell’inverno, pronto per condire la pasta, preparare zuppe o piatti in umido. Le prime aziende agricole a vendere la conserva di pomodoro la preparavano così, confezionandola artigianalmente in pani compatti di “conserva nera” avvolti in carta oleata.
 

La nascita del barattolo di pomodoro

La fortuna del barattolo di pomodoro come lo conosciamo, inizia nel diciannovesimo secolo, quando si incrociano la genialità dell’inventore Nicolas Appert e la praticità della lattina in banda stagnata. L’appertizzazione, ossia la sterilizzazione degli alimenti in contenitori ermetici, fu un’invenzione pionieristica di cui nessuno, per molto tempo, comprese il meccanismo di funzionamento. Le scoperte sulla microbiologia di Pasteur, infatti, sarebbero arrivate solo una cinquantina di anni dopo la trovata di Appert.

Nella prima parte dell’Ottocento le scatolette erano usate quasi esclusivamente per approvvigionare gli eserciti e non ci si preoccupava granché di renderle comode da usare, al punto che, nel corso della Guerra Civile, pare che i soldati americani le aprissero a colpi d’arma da fuoco. Grazie poi anche all’invenzione dell’apriscatole, il cibo in scatola si diffuse rapidamente.

Quando finalmente approdò nel nostro Paese, la tecnologia era ormai matura e pronta alla produzione di massa: era possibile mettere in commercio velocemente e in modo efficiente una grande quantità di prodotto, e nelle campagne fra Parma e Piacenza si affermò nel giro di pochi decenni un’industria conserviera forte soprattutto della produzione di polpa e passata di pomodoro.
 

La lattina come mezzo di comunicazione

Sorgeva a quel punto per le aziende una necessità di tipo diverso: far emergere il proprio prodotto a fronte di una concorrenza crescente. Nella prima metà del secolo scorso però le opzioni per promuoversi e farsi riconoscere non erano molto numerose, considerando anche che gran parte della popolazione (soprattutto quella femminile) era ancora analfabeta.

Fu così che, per la nascente comunicazione pubblicitaria, la confezione stessa, la lattina di banda stagnata, divenne la tela su cui esprimere la propria creatività, mescolando esigenze promozionali e influenze artistiche dei movimenti Liberty e Art Déco.

Le scatole erano quasi sempre rosse con particolari verdi. Il rosso, infatti, era utilizzato sia perché richiamava il colore del pomodoro sia perché era ritenuto infallibile nell’attirare l’attenzione. Le confezioni erano spesso impreziosite da dettagli dorati e decorazioni che assomigliavano a stemmi araldici: la maggior parte rappresentava soggetti facilmente riconoscibili, come animali, personaggi famosi o monumenti. Dopo aver svolto la loro funzione, le lattine spesso conoscevano una seconda vita come contenitori casalinghi, vasi per fiori o elementi per creare giocattoli.

Nel tempo le scatole di conserva sono state protagoniste di cartoni animati, come gli spinaci Braccio di Ferro, ma anche di opere d’arte contemporanea, come la zuppa di pomodoro della serie di Andy Warhol sulla zuppa Campbell’s.

Quanto a De Rica, continuiamo tutt’ora a impiegare le confezioni in banda stagnata per alcuni dei nostri prodotti più amati. Se per i sughi o la nostra passata di pomodoro abbiamo scelto la trasparenza del vetro, i nostri legumi e soprattutto le nostre polpe di pomodoro, sono ancora confezionate in scatole non dissimili da quelle su cui si posava il canarino Titti negli spot di Carosello.

In fondo, un barattolo di pomodoro è per sempre.