Il Salento è una terra meravigliosa tra il mar Adriatico e il mar Ionio, che racchiude un’esplosione di colori, arte, cultura, sapori e tradizioni popolari.
Lungo la costa, prevalentemente rocciosa, si infrangono acque cristalline. L’entroterra è disseminato di torri di avvistamento e costruzioni primitive come i “Caseddhri” o Trulli, Dolmen, Menhir e Pajare, testimoni immobili della storia.
Ogni città del Salento è di rara bellezza: ogni cultura di passaggio ha trovato spazio per esprimersi e lasciare una propria traccia. I centri storici sono costellati da case a corte e balconate, masserie fortificate, chiese barocche, palazzi nobiliari che ricordano scene del lontano passato.
Il clima mediterraneo ha da sempre favorito una fiorente attività agricola, incorniciata da un paesaggio disegnato da muretti a secco, che dividono appezzamenti di ulivi secolari che conferiscono odori e colori tipici a tutta la regione.
La cucina salentina conta numerosi piatti in cui sono soprattutto le verdure e il pesce a farla da padroni, ma anche carni di cavallo e agnello.
Tra le ricette più caratteristiche si distinguono i "Pezzetti", uno spezzatino appunto di carne di cavallo al sugo piccante; la "Pitta di patate", pizza di purea di patate farcita con capperi, olive nere, cipolle e pomodoro; "U purpu alla pignata", polpo cotto in umido, e la "Scapece", una marinatura di alici o sardine con pangrattato, aceto e zafferano.
Nonostante il ricco bagaglio di tradizioni, il Salento si dimostra una terra che sa stare al passo con la modernità e riesce a declinare la propria cucina anche in chiave “Street Food”. Ecco allora la Puccia, i Rustici, sfoglie sottili cotte al forno con ripieno di mozzarella, pomodoro, pepe e besciamella, o le "Frise", ciambelle di pane biscottato duro condito con olio, sale e pomodorini tagliati.
Molto apprezzate anche le “Pittule", frittelle grossolane, il cui impasto può essere arricchito con pomodori e capperi, alici, cavolfiori o rape.
Nella vasta tradizione culinaria salentina spicca anche un gustosissimo primo piatto: Ciceri e Tria, un formato di pasta simile a tagliatelle di acqua e farina, la tria, condito con i ceci, o ciceri, semplice no?
La storia del piatto è molto antica: alcuni lo attribuiscono agli Arabi, che per primi portarono (in Sicilia) la tradizione di seccare la pasta fatta in casa.
Il nome Tria, in particolare, deriva da “Itrya”, che in arabo vuol dire “pasta fritta”.
Si pensa che il piatto sia anche legato all’equinozio di primavera, momento in cui gli arabi usavano cucinare i legumi più vecchi per raccogliere in seguito i nuovi.
Sicuramente Ciceri e Tria è un piatto che trova spazio nei ricordi d’infanzia: di solito lo si preparava con i ceci avanzati dai giorni precedenti con olio e aglio.
La ricetta è davvero molto facile, seppure ogni persona la modifichi a suo piacimento: chi aggiunge l’alloro, chi il peperoncino, la cannella o un mestolino di sugo con formaggio.
Che seguiate la ricetta o che decidiate di interpretarla a vostro modo, Ciceri e Tria rimane un piatto povero per la sua semplicità, ma riccamente gustoso come la terra da cui ha origine, il Salento.
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