La cucina siciliana è ricca di profumi, colori e sapori, espressioni della tradizione contadina e marinara. In questa terra splendida sono passati tantissimi popoli (come dargli torto!): greci, romani, arabi, normanni, spagnoli… da cui i siciliani hanno “ereditato” tecniche di cottura, pratiche agricole, gusto e ingredienti che, tutt’oggi, trionfano sulla tavola sìcula.
Cottura alla griglia, aglio, origano e olive sono di origine greca. Coltura della vite, cucina di pesce, di carne e formaggi sono di origine romana. Di impronta araba sono cous cous, riso, agrumi e frutta secca, mentre l’arte di cottura della selvaggina è di origine normanna.
Agli spagnoli si attribuisce la tradizione dociaria: cannoli, cassata, cubbaita, buccellati, frutta martorana, semifreddi e torroni, famosi in tutto il mondo.
Nei secoli la Sicilia è riuscita a mantenere vive queste tradizioni e a rinnovarle sulla tavola e nelle festività popolari e religiose, ognuna legata a una specialità.
A San Giuseppe, il 19 marzo, si preparano gli sfincioni o “sfincie di San Giuseppe”, deliziose e soffici frittelle farcite con ricotta, gocce di cioccolato e decorate con arance candite e pistacchi.
A Pasqua si prepara l’agnello o “pecura” di pasta di mandorle, spesso farcito anche con la zuccata o “cucuzzata”, una marmellata a base di zucchine verdi lunghe.
La pasta di mandorle o “pasta reale” la ritroviamo anche in un altro dolce tipico siciliano, la frutta martorana che, pare, sia stata inventata dalle monache del Monastero della Martorana di Palermo per sopperire alla mancanza di frutti veri.
L’impasto di mandorle e zucchero viene modellato in stampi di gesso o terracotta e poi colorato con pigmenti alimentari, dando vita a frutti e ortaggi golosi e bellissimi da vedere.
La martonara si gusta soprattutto durante la festa dei defunti, a novembre, insieme ai pupi di zucchero, anche chiamati “pupi ri zuccaro” o “pupaccena”, piccole e squisite sculture di zucchero la cui attribuzione è incerta.
A Santa Lucia si prepara la cuccia, dolce a base di grano bollito condito con vino cotto, ricotta o crema. Si narra che la Santa protettrice degli occhi, dopo una pesante carestia, fece approdare in porto un carico pieno di frumento. Per ricordarla ogni 13 dicembre sono banditi i derivati del grano come pasta e pane.
Le arancine o arancini - disputa che divide Palermo e Catania - sono un’icona della Sicilia e ormai di tutti gli street food festival. C’è chi sostiene siano invenzione delle monache, chi una pietanza aristocratica. Altri ancora pensano siano un piatto popolare o d’importazione araba.
Quello che importa è che queste palline di riso farcite, panate e fritte sono buonissime!
Chi le preferisce con il ragù, chi con le melanzane!
Volete continuare a viaggiare con noi? Leggete il diario del primo viaggio in Sicilia!
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